TROTA FARIO (Salmo trutta fario)
E’ la specie più comunemente catturata dai pescatori, anche perché avvengono in alcuni tratti periodiche immissioni di questo salmonide.
Dove
Nel bacino del Sarca di trote fario ne sono presenti in gran numero, provenienti da ceppi diversi, con una straordinaria varietà di livree. Si va dalle fario di probabile origine austriaca, punteggiate principalmente di rosso con macchie molto piccole a livree miste con punteggiature rosse e nere, fino ad esemplari punteggiati esclusivamente di nero.
L’ origine di tutto ciò è probabilmente riconducibile, sia alla naturale variabilità presente all’ interno della specie e al colore del fondo a cui le trote adattano il loro mantello, sia all’ “evoluzione” dei ceppi allevati in pescicoltura con i quali da anni si attuano ripopolamenti sia di novellame che di adulto “pronta pesca”. Comunque la punteggiatura dello stesso esemplare cambia colore e forma a seconda del fondale dove vive il pesce, dell’alimentazione, della tipologia di acqua e del periodo dell’anno. Questo cambiamento è legato principalmente all’esigenza del pesce di mimetizzarsi.
Non molti anni addietro gli allevamenti tenevano fario di discreta rusticità, che in molti casi si sono riprodotte nel fiume e negli affluenti acclimatandosi e i cui ceppi sono presenti ancora oggi. La rusticità è nel tempo via via diminuita perché negli allevamenti sono stati utilizzati principalmente riproduttori sempre più selezionati per una facile gestione in vasca che provengono esclusivamente da poche zone con indennità da malattie certificata. Per questo le fario immesse negli ultimi anni riescono ad adattarsi e riprodursi con più difficoltà rispetto al passato, sopratutto quando immesse da adulte.
Morfologia e comportamento
E’ la specie più comunemente catturata dai pescatori, sia perché perfettamente acclimatata in molti affluenti sia perché avvengono in diversi tratti periodiche immissioni di questo salmonide.
Tecniche di pesca
E’ normalmente abbastanza aggressiva nei confronti di tutte le esche anche se man mano che cresce diventa più sospettosa, se seminata da adulta è molto meno timorosa dell’uomo e capita che si lasci catturare anche in tratti molto disturbati.
Dove è presente
Nelle acque dell’Associazione Pescatori Basso Sarca la trota fario è presente in quasi tutte le acque sia lacustri (Laghi di Cavedine, Toblino, Santa Massenza, Lagolo, Tenno, Bagattoli), che correnti.
Disegno di Roberto Daveri (www.daverifly.it) per gentile concessione dell’autore.
TROTA MARMORATA (Salmo marmoratus)
E’ la più bella e selvatica delle trote che popolano il bacino del fiume Sarca. È presente lungo tutto il corso principale del fiume.
Morfologia e comportamento
Dove trova le condizioni idonee raggiunge nel Sarca eccezionalmente taglie che arrivano ai 7 kg circa e può vivere anche per 20 anni, anche se storicamente sono stati catturati anche esemplari di taglia molto maggiore.
È noto che può incrociarsi con la trota fario dando luogo ad ibridi fecondi con caratteristiche di corporatura e mantello intermedie tra le due specie, ed è proprio l’ibrido tra le due specie che rappresenta la maggioranza delle trote selvatiche in grado di riprodursi autonomamente nel fiume. La maturità sessuale è raggiunta solitamente al terzo autunno di vita dai maschi (25-30cm) e al quarto dalle femmine (30-35cm). La riproduzione detta tecnicamente frega ha luogo tra ottobre e novembre con la deposizione delle uova in un nido scavato nella ghiaia. La uova deposte migliorano come caratteristiche ed aumentano di quantità con l’aumentare delle dimensioni della femmina riproduttrice.
Gli avannotti si nutrono esclusivamente di plancton fluviale in movimento. Fino ai 20 cm, la marmorata si nutre quasi esclusivamente di piccoli insetti per poi aumentare la dimensione delle sue prede mano a mano che aumenta di taglia. Dopo circa cinque anni raggiunge il chilo di peso circa e la sua dieta è costituita principalmente da altri pesci.
Perché la marmorata
Sicuramente qualcuno si domanderà il perché di tutte queste regole e restrizioni riguardanti la trota marmorata, abbiamo quindi cercato di individuare alcuni dei motivi per i quali vale la pena impegnarsi nella salvaguardia di questo salmonide:
- Capacità di riprodursi naturalmente
- Nel corso della sua evoluzione si è adattata a resistere alle piene molto meglio delle trote fario ed iridee
- Comportamento diffidente e sospettoso che la rende preda difficile ma di soddisfazione
- Può raggiungere taglie molto superiori alle altre specie di trota
- E’ una specie endemica esistente solo in alcuni fiumi che sfociano nell’Alto Adriatico e i loro affluenti. Questo rende la marmorata una trota che dà prestigio a livello nazionale ed internazionale ai fiumi che la possiedono.
Tecniche di pesca
Tra i 10 e i 20 cm di taglia viene catturata quasi esclusivamente con mosche artificiali di piccole dimensioni
Tra i 20 e i 45 cm di taglia può essere catturata con ogni tecnica di pesca mosca artificiale principalmente sommersa, esca naturale viva, cucchiaino, pesce morto manovrato.
Sopra i 45 cm è molto sospettosa e di difficile cattura, buoni risultati si ottengono con esche artificiali.
Disegno di Roberto Daveri (www.daverifly.it) per gentile concessione dell’autore.
TROTA IRIDEA (Oncorhynchus mykiss)
E’ un salmonide di origine nord americana. Non è naturalmente presente nelle nostre acque e non vi viene seminata. Capita però a volte che sfuggano esemplari dalle pescicolture in zona.
L’iridea è la trota utilizzata più frequentemente nei laghetti con prontapesca ed è quella che viene venduta di norma nei supermercati, nell’area di Pietramurata e di Arco ci sono pescicolture private specializzate nell’allevamento di questa specie.
Morfologia e comportamento
È una specie molto vorace che quando è in caccia si nutre di tutto ciò che gli capita a tiro. Ha una crescita iniziale sorprendente, anche perché frutto di decenni di selezione genetica nelle pescicolture. Già al secondo anno di vita raggiunge taglie che si aggirano attorno ai 25 cm e se non è pescata, può raggiungere dimensioni ragguardevoli.
Tecniche di pesca
Può essere catturata con ogni tipo di esca ma i risultati migliori si hanno con l’esca naturale e lo spinning.
Disegno di Roberto Daveri (www.daverifly.it) per gentile concessione dell’autore.
SALMERINO ALPINO (Salvelinus alpinus)
Bellissimo salmonide autoctono è diffuso in numerosi laghi alpini delle Dolomiti, anche se in molti di questi la sua presenza è fortemente diminuita a causa dell’immissione di altre specie, soprattutto del Salmerino fontinalis che è un vorace competitore.
Può avere taglie molto differenti a seconda che il nutrimento sia a base di plancton (max 30 cm) o di prede più grosse (raramente arriva i 700gr nei nostri laghi). Sono noti due periodi riproduttivi: uno tardo autunnale e uno primaverile (riportato solamente da alcuni autori), la deposizione delle uova avviene direttamente nel lago in zone con ghiaino anche a profondità elevate.
Morfologia e comportamento
La livrea può presentarsi a seconda del sesso, dell’età, dell’alimentazione e del periodo dell’anno da vivacemente colorata di arancio sul ventre e sulle pinne (ventrali e anale) a completamente grigia.
Si differenzia dal Salmerino fontinalis per il mantello che non presenta alcuna marmoreggiatura o puntinatura su dorso e pinne, per le abitudini meno aggressive, per la taglia mediamente più ridotta e per la struttura del corpo meno massiccia e più affusolata. Inoltre il Salmerino fontinalis sulle pinne ventrali e sulla pinna anale tra la banda bianca e l’arancione presenta una striscia nera assente nel salmerino alpino.
Tecniche di pesca
Il periodo migliore per la pesca è quello tardo primaverile-estivo allo scioglimento dei ghiacci sui laghi.
Può essere catturata con ogni tipo di esca ma i risultati migliori si hanno con l’esca naturale e lo spinning.
SALMERINO DI FONTE (Salverinus fontinalis)
Di origine americana è stato immesso durante i decenni passati in molti torrenti alpini attraverso scatole vibert contenenti uova, o sottoforma di giovani esemplari.
Morfologia e comportamento
Nei laghi alpini raggiunge taglie anche notevoli fino ad 1,5kg di peso e più grazie alla sua voracità, mentre nei piccoli corsi d’ acqua in cui si è stanziato ha una dimensione media di 15-20cm con taglie massime di 30cm. Va ghiotto di uova, uno dei suoi alimenti naturali in America del nord sono le uova di salmone, e per questo capita di vederlo sulle freghe delle trote. Per quel che riguarda la riproduzione avviene unicamente nelle acque fredde e limpide delle sorgenti naturali nei mesi di ottobre e novembre, e la taglia dei riproduttori può anche essere molto ridotta 15 cm, ma avviene comunque a partire dal terzo anno di età.
Tecniche di pesca
Attacca con voracità ogni tipo di esca anche se l’esca più indicata è quella naturale, con l’ inconveniente che se non ferrati immediatamente gli esemplari sotto misura, che spesso sono molto numerosi, ingoiano completamente l’amo che può causare ferite anche letali.
Nei laghi alpini durante il periodo estivo può essere catturato con ogni tecnica ma quelle più belle da praticare sono la mosca e lo spinning.
Disegno di Roberto Daveri (www.daverifly.it) per gentile concessione dell’autore.
TEMOLO (Thymallus thymallus)
E’ dall’inizio degli anni ’90 che questa specie è stata introdotta nel Sarca con esemplari di origine austriaca lungo tutto l’asse del corso di valle, dove è però naturalizzato solo in alcuni tratti mentre in altri la sua presenza è sporadica. Non è invece presente negli affluenti.
Morfologia e comportamento
Tra le specie introdotte è sicuramente quella che meno compete con la trota marmorata, ha un accrescimento iniziale molto rapido e dopo 3 anni arriva a superare i 30cm, ma poi raggiunge taglie massime che raramente nel Sarca superano i 40 cm e i 7 etti di peso.
La riproduzione ha luogo tra aprile e maggio, i maschi possono essere facilmente distinti dalle femmine per le maggiori dimensioni della pinna dorsale. La dieta è insettivora anche se in condizioni particolari può nutrirsi anche lombrichi o addirittura piccoli rotanti.
Tecniche di pesca
Il temolo può essere catturato con ogni tecnica che prevede l’impiego di mosche artificiali sia galleggianti che sommerse. Anche la pesca con galleggiante e piccole esche naturali può dare discreti risultati.
Disegno di Roberto Daveri (www.daverifly.it) per gentile concessione dell’autore.
COREGONE o LAVARELLO (Coregonus lavaretus)
Originario del Lago di Costanza, il coregone è stato immesso con notevole successo nel Lago di Garda agli inizi del 1900. E’ oggi una delle specie maggiormente presenti ed apprezzate del Lago di Garda.
Morfologia e comportamento
Il Coregone è caratterizzato dall’avere una testa ed una bocca di piccole dimensioni, un corpo ricoperto da scaglie argentee ed una coda con lobi appuntiti.
Può raggiungere una lunghezza di 60 cm e un peso di circa 4 kg.
Vive nei laghi con acque fredde e ben ossigenate, nei quali nasce e si riproduce.
Si muove in gruppo e si nutre principalmente di plancton ma anche di piccoli invertebrati, molluschi, piccoli crostacei e larve di insetti.
Il Coregone matura sessualmente intorno ai due anni e si riproduce in inverno (dicembre-gennaio) nei fondali vicino alla riva.
Nel corso degli anni sono state fatte numerose immissioni di coregoni nei nostri laghi (Toblino, Cavedine, ……) con avanotti provenienti da pescicolture indenni.
Il Coregone è molto apprezzato in tavola per le delicatezza delle sue carni.
Tecniche di pesca
Il Coregone può essere catturato con la camoliera a fondo o con ………………………….
Dove è presente
Nelle acque dell’Associazione Pescatori Basso Sarca il Coregone è presente nei laghi di Cavedine, Toblino, Santa Massenza, ………….
Disegno di Roberto Daveri (www.daverifly.it) per gentile concessione dell’autore.
CAVEDANO (Leuciscus cephalus)
Morfologia e comportamento
Il cavedano ha una forma slanciata, con corpo e pinne grigi, ventre bianco.
La testa è grande, con occhio argenteo e bocca ampia, con la mascella superiore leggermente più lunga dell’inferiore. Le scaglie, piuttosto grandi, sono bordate di scuro e danno al corpo un aspetto reticolato.
Nei laghi, il cavedano può superare i 50 cm di lunghezza e i 3 kg di peso.
Ha comportamento gregario e nei corsi d’acqua di fondovalle si trova spesso associato al barbo. Non è raro vederlo in gruppo risalire lentamente i corsi d’acqua più calmi.
Si nutre di una grande varietà di alimenti tra cui invertebrati acquatici, piccoli crostacei, piccoli pesci, alghe, insetti, semi e frutti di piante. Può essere catturato utilizzando come esca ad esempio more o la ciliegie.
Si riproduce a fine primavera – inizio estate. Le carni, con molte lische, sono generalmente poco apprezzate.
Tecniche di pesca
La furbizia e la combattività fanno di questo pesce una delle prede più “appaganti” dai pescatori sportivi.
Viene pescato con le camole, lombrichi, pane ed anche frutta di stagione come more o ciliege. Si cattura sia con esche naturali che artificiali, ad esempio con la tecnica della pesca a mosca o a spinning.
Disegno di Roberto Daveri (www.daverifly.it) per gentile concessione dell’autore.
LUCCIO (Esox lucius)
Il Luccio è il cacciatore per eccellenza delle nostre acque ed è presente sia nei laghi che nelle acque correnti a lento scorrimento come il Rimone.
Morfologia e comportamento
E’ un pesce affusolato, dalla testa grande, bocca enorme con numerosi denti aguzzi e robusti, colorazione verde giallastra, con macchie irregolari più scure. Nella parte posteriore del corpo è presente la pinna dorsale, opposta alla pinna anale.
In condizioni favorevoli il luccio può superare i 130 cm di lunghezza ed i 20 kg di peso.
Predilige acque ferme (laghi) o a lento decorso (come alcuni tratti del torrente Rimone).
Il luccio è un predatore solitario e territoriale fin dalle prime fasi di vita. Per la maggior parte del tempo resta immobile, mimetizzandosi tra la vegetazione, per poi scattare all’improvviso per catturare prede di taglia anche poco inferiore alla sua. Gli esemplari più grandi possono attaccare piccoli mammiferi, anfibi ed anche uccelli acquatici. Non è raro che il Luccio attacchi pesci allamati durante la fase di recupero.
Il luccio si riproduce all’inizio della primavera.
Tecniche di pesca
Il luccio può essere catturato con l’impiego sia delle esche vive, sia di esche artificiali di grandi dimensioni.
CARPA (Cyprinus carpio)
La carpa comune si ritiene originaria delle regioni dell’Europa orientale ad est fino alla Persia, all’Asia Minore ed alla Cina. In Italia la specie è stata introdotta molti secoli fa dagli antichi Romani per l’allevamento, anche grazie alla sua straordinaria capacità d’adattamento, infatti si può considerarla una specie ormai autoctona. Oggi, anche a seguito di ripopolamenti, è possibile trovarla in tutta Europa nella quasi totalità delle acque dolci temperate. La carpa comune è stato uno dei primi pesci ad essere introdotto in altri paesi oltre a quello di origine. Di solito vive nei fiumi a corso lento e nei laghi, ma si adatta molto bene in qualsiasi habitat, anche in quelli soggetti ad inquinamento organico.
Morfologia e comportamento
Il corpo della carpa è lungo e massiccio. La testa si presenta di forma triangolare con il muso poco appuntito. La bocca è protrattile ed è munita di quattro barbigli corti e carnosi. La pinna dorsale è piuttosto lunga mentre le pinne pettorali e ventrali hanno i lobi arrotondati.
La livrea è bruno-verdastra con riflessi bronzei su dorso e fianchi, giallastro sul ventre. Raggiunge taglie anche superiori ai 30 kg di peso e 130 cm di lunghezza. Si tratta di un pesce estremamente longevo e si stima possa arrivare a 20 anni di età.
Nel Trentino la carpa si trova in quasi tutte le acque ferme al di sotto dei mille metri di altitudine. E’ diffusa anche nelle acque a lento decorso, profonde e ricche di vegetazione. Pur potendo vivere in acque fredde, preferisce acque con temperatura compresa fra 15 e 25 °C.
Si nutre soprattutto di piccoli invertebrati che vivono sui fondali.
Si riproduce intorno ai 3-4 anni d’età a primavera inoltrata – inizio estate. Nel periodo invernale le carpe si immergono nel fango in uno stato di letargico.
Tecniche di pesca
La Carpa pesca soprattutto con la tecnica della pesca a fondo (carpfishing) utilizzando una varietà di esche, soprattutto vegetali, che vanno dal mais alla cosiddetta “polenta”.
Dove è presente
Nelle acque dell’Associazione Pescatori Basso Sarca la Carpa è presente nei laghi di Cavedine, Toblino, Santa Massenza, ………….
Disegno di Roberto Daveri (www.daverifly.it) per gentile concessione dell’autore.
PERSICO (Perca fluviatilis)
È un pesce originario dell’Europa centro-settentrionale e dell’Asia.
È autoctono del nord Italia ma si è diffuso in maniera stabile nei laghi e fiumi dell’Italia centrale ed è presente anche in alcune zone dell’Italia meridionale.
Avendo abitudini sedentarie, è diffuso negli ambienti lacustri o i fiumi e torrenti con correnti molto deboli.
Vive in quasi tutti i laghi della provincia sotto ai 1000 metri di altitudine dove è stato immesso nella prima metà del 1900.
Morfologia e comportamento
Il persico presenta un dorso arcuato e corpo piuttosto tozzo di forma ovale. Presenta due pinne dorsali – di cui la prima munita di robusti raggi spinosi – separate tra loro da un breve spazio. La pinna della coda è leggermente forcuta. Testa e bocca sono di discrete dimensioni.
Ha il dorso giallo – verdastro con alcune bande (da 5 a 8) scure verticali sui fianchi e spesso biforcate a forma di Y nella parte posteriore del corpo.
Le pinne ventrali, anale e caudale sono di colore rosso o arancio anche molto vivo, le pinne pettorali sono invece giallastre e il ventre bianco.
Il Persico può raggiungere anche i 60 cm di lunghezza, ma la taglia mediamente non supera i 20 cm.
Predilige acque ben ossigenate e con vegetazione e si ciba prevalentemente di altri pesci.
Il periodo riproduttivo va da aprile a giugno; ogni femmina depone sulla vegetazione vicino a riva decine di migliaia di piccole uova riunite in lunghi nastri gelatinosi. Per favorire la riproduzione del pesce Persico all’inizio dell’epoca di frega, i guardiapesca immergono nelle vicinanze delle rive dei laghi delle fascine di legna – ancorate al terreno con dei sassi, sulle quali vengono deposte le uova e che servono poi da riparo per gli avannotti.
Tecniche di pesca
Il Persico viene anche pescato usando come esche larve di insetti, lombrichi e pesce vivo o morto come le scardole e le alborelle. Viene pescato anche con esche artificiali (cucchiaini, mosche, vermi di gomma e minnow) con le tecniche dello spinning e della pesca a mosca. Diffusa nei nostri laghi la tecnica della dirlindana che utilizza a strascico lento una camoliera montante numerose mosche finte.
Disegno di Roberto Daveri (www.daverifly.it) per gentile concessione dell’autore.